La redazione

Le ultime ricerche suggeriscono l’idea che un’alimentazione limitata nel tempo, una forma di digiuno intermittente, può essere efficace per la salute.

Contrariamente alle abitudini attuali, il corpo non è progettato per essere nutrito durante tutto il giorno. Mangiare nel corso di un’intera giornata, usuale per la maggior parte delle persone, può avere conseguenze sulla salute. In effetti fino a 200 anni fa l’essere umano non aveva grandi disponibilità alimentari e smetteva di mangiare al tramonto in un arco temporale molto limitato.

Il 90% delle persone mangia nell’arco di un periodo di tempo di circa 15 ore al giorno e questa abitudine contribuisce ad alterazioni del metabolismo e limita la capacità di utilizzare il grasso come combustibile primario.

Quando si mangia durante tutto il giorno e non si salta mai un pasto, il corpo si abitua a utilizzare lo zucchero come combustibile principale. Gli enzimi che favoriscono l’utilizzo e il consumo dei grassi accumulati subiscono una forte riduzione.  Si diventa così più resistenti all’insulina e si inizia a ingrassare.

Contrariamente ai digiuni più lunghi e alla restrizione calorica, mangiare tre volte nell’arco di otto ore sembra essere la strategia che può funzionare meglio.

Durante questo digiuno avvengono anche molti processi di riparazione e ringiovanimento biologico, un altro motivo per cui il mangiare per tutto il giorno provoca malattie mentre il digiuno le previene.

(a time to fast Andrea Di Francesco authors info e affiliations  science 16 nov 2018 vol 362, issue 6416 pp. 770-775)

 Courtney Peterson, Ph.D., professore associato di scienze dell’alimentazione presso l’Università dell’Alabama sostiene che “i periodi di digiuno possono avere profondi benefici per la salute. Pensiamo che il digiuno quotidiano più lungo dia al corpo più tempo per intervenire sulle riserve di grasso.

È interessante notare che, la glicemia e l’insulina sono diminuite in modo significativo, come previsto, così anche il testosterone e il fattore di crescita insulino-simile 1, due ormoni anabolici” ( J Transl Med. 2016; 14: 290.

Published online 2016 Oct 13. doi: 10.1186/s12967-016-1044-0)

Si è notato che ridurre la finestra temporale dell’assunzione di cibo a otto ore al giorno ha permesso di:

  • migliorare la sensibilità all’insulina;
  • migliorare la gestione della glicemia aumentando i tassi di assorbimento del glucosio mediati dall’insulina;
  • ridurre i livelli di trigliceridi;
  • sopprimere l’infiammazione e ridurre il danno ossidativo;
  • favorire la rigenerazione del multisistema, aumentando l’autofagia e la mitofagia;
  • prevenire il diabete di tipo 2;
  • ridurre il rischio di malattie cardiache;
  • aumentare l’efficienza energetica e la biogenesi mitocondriale;
  • ridurre il rischio di cancro (autofagia).

Concludendo, sembra che una semplice riduzione della finestra temporale di alimentazione possa migliorare in modo significativo le numerose malattie croniche che affliggono l’umanità odierna. Non è più una sola ipotesi sostenere che mangiamo più di quanto abbiamo bisogno, ma ora al quanto si aggiunge il quando.