di Simonetta Marucci

La PsicoNeuroEendocrinoImmunologia, che racchiude il significato di Omeostasi, rappresenta un concetto relativamente nuovo, nato dall’esigenza di una visione unitaria nello studio del funzionamento e delle relazioni tra i grandi sistemi di regolazione dell’organismo: la Psiche, il Sistema Nervoso, il Sistema Endocrino, il Sistema Immunitario.
La nascita di questa disciplina venne sancita nel 1981 dalla pubblicazione del volume “Psychoneuroimmunology” 1 anche se gli studi sulle modificazioni della funzionalità del Sistema Immunitario, in condizioni di stress psicologico, avevano avuto un grande sviluppo nei decenni precedenti a partire dagli esperimenti sugli animali condotti da Hans Selye.
Il sistema PNEI è finalizzato a regolare, fisiologicamente, l’integrità dell’organismo vivente sia nella sfera fisica che mentale, caratterizzandosi come sistema omeostatico, omeodinamico, presente ad ogni livello di organizzazione biologica e strutturato attraverso una “rete” di relazioni. Non c’è una “gerarchia” tra Psiche, Sistema Nervoso, Sistema Endocrino, Sistema Immunitario, ma ogni variazione che si venga a realizzare in ciascuno di essi si ripercuote su tutti gli altri in maniera trasversale, determinando un riaggiustamento dell’intero organismo, e questo capovolge completamente il paradigma cartesiano della “dominanza” della mente sul corpo 2.
La comunicazione è assicurata attraverso segnali molecolari, come ormoni, neurotrasmettitori, citochine, e non molecolari, come le onde elettromagnetiche e la luce stessa, e la risposta dipende sia dalla natura del segnale che dalle funzioni accoppiate a un recettore la cui sensibilità è, a sua volta, condizionata dal contesto ambientale in cui il legame si realizza. Elemento centrale, denominatore comune integrativo dell’intero sistema, può essere considerata l’Immunologia: essa abbraccia infatti sistemi cellulari e molecolari diversi ed interdipendenti e ne definisce le influenze sulle attività dell’organismo. 3 Tra Sistema Immunitario (SI), Sistema Nervoso (SN), Sistema Endocrino (SE) troviamo il network delle citochine, che rappresentano i segnali intercellulari, la “lingua” comune, leggibile da tutti i componenti del sistema. In un primo momento, subito dopo la loro scoperta, si pensò che esse fossero di pertinenza del solo SI, ma la successiva individuazione della loro presenza nel SN e SE rivelò il loro ruolo di “messaggeri” all’interno della PNEI.

1 Ader R., Psychoneuroimmunology, New York, Academic Press, 1981
2 Marucci S.,Dalla Ragione L. “L’anima ha bisogno di un luogo”, tecniche nuove, milano, 2016.
3 Sir G.J.V. Nassal, Vita, morte e sistema immunitario, Le Scienze, Quaderni n 94, febb.1997, pp.4-1

Lo scopo di questa interazione è quello di regolare la fisiologia cellulare: attraverso le relazioni suddette viene modulata la reattività dell’intero organismo, ma anche la sua crescita, il suo sviluppo e la morte cellulare programmata.
L’interazione con l’ambiente determina anche la risposta di riconoscimento del “self” e “non self” ed è quindi l’interazione con l’ambiente intercellulare che dirige il tipo di reazione.
Nella clinica, l’espressione del sintomo, ci permette di leggere la strada che l’organismo sta seguendo nella sua reattività, che è anche la via che lo porterà a ristabilire l’omeostasi. Le modalità con cui la malattia si esprime ci aiutano a risalire all’ambiente citochinico sottostante che, con la cooperazione dell’intero sistema PNEI, attiva una rete di relazioni volta a mettere in campo tutte le forze che possano garantire la sopravvivenza.
La plasticità dell’organismo nell’adattarsi a stimoli esterni di diversa natura è assicurata, quindi, dalla PNEI attraverso segnali che mettono in connessione i componenti della “rete”, e l’azione esplicata va letta come una risposta adattativa, finalizzata alla sopravvivenza e frutto di processi selettivi.
Questi meccanismi sono stati individuati già in organismi primordiali, come la Drosophila Melanogaster nella quale è stato individuato un gene che codifica la sintesi di proteine legate alla reazione antimicrobica, che ha la stessa sequenza di un fattore di trascrizione di geni codificanti le citochine dei vertebrati. Geni dello stesso tipo sono implicati nello sviluppo dell’embrione e le loro mutazioni portano ad alterazioni morfologiche.
Lungo la scala evolutiva la PNEI ha sempre funzionato allo stesso modo, poiché in Natura nulla viene mai perso di ciò che in precedenza ha funzionato nel mantenimento della vita, ma persiste nei livelli successivi. Le omologie osservate ci indicano che le vie di attivazione dei geni preposti alla conservazione della identità biologica sono state integralmente conservate, nel corso della evoluzione, proprio perché hanno avuto un significato fondamentale ai fini della sopravvivenza delle specie viventi, e questo ha fatto porre l’ipotesi di un “gene comune”.
Se trasferiamo questo stesso tipo di ragionamento alla embriogenesi, otteniamo ulteriori conferme.
Nello studio della embriogenesi si osserva che il SN, il SE ed il SI pur essendo embriologicamente ed anatomicamente diversi, attraverso la produzione di sostanze che agiscono come trasmettitori e regolatori, esprimono una capacità funzionale univoca rispetto al mantenimento dell’equilibrio omeostatico 4.

4 Toni R. “The neuroendocrine system: organition and homeostatic role”,in J. Endocrinol.Invest., 27 suppl.), 2004, pp.35-47.

La PNEI regola la morfogenesi nell’embrione e regolerà poi la reattività dell’individuo. Applicando questo paradigma all’ambito della Medicina Omeopatica, esso si adatta perfettamente ai concetti di Costituzione e Diatesi che, lette in chiave PNEI, consentono di interpretare le reazioni immunitarie, sia nella fisiologia che nelle espressioni patologiche, come modalità di risposta dell’organismo ed il sintomo, in questo senso, ci rivela il tipo di reattività del soggetto, una sorta di soluzione adattativa, e ci guida sulla via da seguire per indurre la guarigione.
Lo studio delle tipologie omeopatiche, del terreno costituzionale, riletti in chiave PNEI, permette di interpretare i fenomeni dinamici complessi che si realizzano nella salute, come nella malattia, e di avere un punto di vista integrato mente- corpo, nonché degli strumenti predittivi rispetto a possibili fattori di rischio patogeni ed evoluzione di determinate patologie 5. La PNEI propone una visione unitaria del Sistema vivente dove, dal Procariote all’Uomo, agisce lo stesso principio organizzatore, variando solamente il livello di informazione 6.
Curare il malato e non la malattia, equivale ad individualizzare la dinamica del quadro costituzionale e diatesico interpretandone la reattività e la predisposizione a determinati squilibri allo scopo di utilizzare la sua potenzialità reattiva anche nella scelta terapeutica.

5 Chiriacò D., Santini A.,Omeopatia clinica. Repertorio e Costituzioni, IPSA ed. Palermo, 2008
6 Barker, D.J., 2004. The developmental origins of adult disease. J. Am. Coll. Nutr. 23, 588S–595S.