di redazione

Un recente ed importante studio svolto all’Università La Sapienza di Roma ha evidenziato l’importanza di due elementi che possiamo considerare marcatori per il long-covid. Ma andiamo per gradi. Diamo qui di seguito gli estremi del lavoro:

Serum NGF and BDNF in Long-COVID-19 Adolescents: A Pilot Study Diagnostics 2022, 12(5), 1162; https://doi.org/10.3390/diagnostics12051162 Received: 16 April 2022 / Revised: 2 May 2022 / Accepted: 4 May 2022 / Published: 7 May 2022. Carla Petrella – Raffaele Nenna – Laura Petrarca – Francesca Tarani – Roberto Paparella – Enrica Mancino – Greta Di Mattia – Maria Giulia Conti – Luigi Matera – Enea bonci – Flavio Maria Ceci – Giampiero Ferraguti – Francesca gabanella – Christian Barbato – Maria Grazia Di Certo – Luca Cavalcanti – Antonio Minni – Fabio Midulla – Luigi Tarani – Marco Fiore (Università La Sapienza di Roma).

Premesso che il Long Covid è una sindrome post-virale da Sars Cov-2 e che può debilitare una persona sotto molti aspetti anche per parecchie settimane dopo la negativizzazione, e che ad oggi, i fattori di rischio per lo sviluppo del long-COVID-19 non sono ancora del tutto chiariti.

Premesso che le neurotrofine, come il NGF (Nerve Growth Factor) e il BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), sono note per regolare non solo la crescita, la sopravvivenza e la plasticità dei neuroni, ma anche per influenzare i sistemi cardiovascolare, immunitario ed endocrino in condizioni fisiologiche e/o patologiche, nel citato studio pilota, gli autori si sono proposti di identificare i cambiamenti di NGF e BDNF nel siero di una piccola coorte di adolescenti maschi e femmine che hanno contratto l’infezione durante la seconda ondata della pandemia (tra settembre e ottobre 2020), in particolare in assenza di vaccini disponibili.

Il prelievo di sangue è stato effettuato quando gli adolescenti reclutati sono risultati negativi al SARS-CoV-2 (“post-infezione da COVID-19”), da 30 a 35 giorni dopo l’ultimo test molecolare. I soggetti reclutati sono stati suddivisi in tre gruppi: asintomatici, sintomatici acuti e sintomatici che nel tempo hanno sviluppato sintomi di lunga durata del COVID-19.

Come gruppo di controllo, è stato analizzato il siero di individui sani, abbinati per età, che non avevano contratto l’infezione. Sono stati analizzati anche i biomarcatori infiammatori TNF-α, TGF-β, IL-6, IL-10, IL-12 e la presenza di radicali liberi dell’ossigeno come indice di stress ossidativo. Lo studio ha dimostrato che il contenuto sierico di NGF era più basso nei soggetti post-infetti-COVID-19 rispetto ai controlli sani; i livelli di BDNF sono risultati più alti rispetto ai soggetti sani solo nelle ragazze post-infette-COVID-19 sintomatiche, lasciando invariati i livelli di BDNF nei soggetti asintomatici rispetto ai controlli. I biomarcatori dello stress ossidativo e dell’infiammazione sono rimasti invariati negli adolescenti maschi e femmine, ad eccezione del TGF-β che, analogamente al BDNF, è risultato più elevato nei soggetti post-infetti-COVID-19 sintomatici.

I dati supportano l’ipotesi che le variazioni sieriche di NGF e BDNF rappresentino un campanello d’allarme per l’effetto a lungo termine di Covid, soprattutto quando questo è correlato alla più specifica sindrome Neuro Covid che coinvolge il sistema neurologico. Particolare interesse suscita la conclusione del lavoro rispetto alla possibilità di avere un test predittivo sul Long Covid con un semplice prelievo ematico.