La redazione

Il termine FOMO è un acronimo che sta per “Fear Of Missing Out” che significa paura di essere tagliati fuori. Si presenta a tutti gli effetti come una forma di ansia sociale che con l’avvento dei social networks sta avendo una larga diffusione sia tra gli adolescenti che tra gli adulti. Questo disturbo è stato studiato in particolare da Andrew Przybylski, ricercatore di psicologia sociale dell’università di Oxford. Il suo team di ricerca ha scoperto che questa ansia è legata alla paura di essere esclusi dalle interazioni sociali. Considerato che attualmente le relazioni tra le persone si svolgono all’80% attraverso i social networks, si comprende bene come, chi soffre di FOMO, sia una persona con problemi di dipendenza, che la spinge a controllare continuamente il proprio telefono per vedere se è arrivata una nuova notifica o un messaggio, segnale di appartenenza e di interazione (entrambi puramente virtuali).

A seguito di ciò si è osservato che chi ha il disturbo FOMO, prova un senso di colpa se non legge in tempo reale un messaggio e non risponde in tempi brevi, come se il non leggere e il non rispondere fosse una mancanza di attenzione al gruppo a cui si appartiene, e nelle chat virtuali si può appartenere a tanti gruppi. Si comprende così perché si determina una condizione ossessiva generata da questo disturbo, che non può più essere ignorato o sottovalutato come un fenomeno goliardico o passeggero. Si tratta di un vero processo patologico che è ormai radicato nelle persone, e non solo adolescenti, ma coinvolge individui di età compresa tra i 12 anni e i 50 anni.

Si è visto che di solito, chi soffre di FOMO, ha una bassa autostima, si percepisce inferiore agli altri e non si valorizza. Inoltre un ruolo importante lo gioca la solitudine, tanto presente nella vita degli individui. La solitudine, acuita nel periodo del lockdown, predispone tutte le persone alla percezione di non appartenenza e conseguentemente alla ricerca, a volte ossessiva, di “luoghi” e “gruppi” in cui sentirsi di appartenere e quindi non essere soli. Questi luoghi e gruppi sono virtualmente connotati all’interno delle chat e dei social networks.

Vediamo quali sono i principali sintomi della FOMO affinché gli operatori sanitari possano fare più agevolmente una diagnosi:

  • Mostrare senso di fastidio fino alla rabbia quando parenti o amici parlano di un evento a cui non si è potuto partecipare.
  • Avere paura che le persone intorno possano avere esperienze più soddisfacenti e stimolanti.
  • Ansia quando non si ha il controllo su ciò che parenti e amici fanno.
  • Mostrare un controllo ossessivo e compulsivo del telefono (osservarlo continuamente anche mentre si mangia o si parla con qualcuno).
  • Trovare impossibile disconnettersi dal cellulare anche di notte.
  • Postare continuamente sui social ciò che si sta facendo, ma in particolare enfatizzando i momenti positivi e nascondendo quelli negativi.
  • Timore di non essere importante sui social e vivere questa eventualità con apprensione eccessiva fino all’ossessione.

Chi lavora in ambito sanitario deve conoscere questo disturbo sociale e indirizzare il paziente verso una terapia mirata, prevalentemente di tipo psicologico (in particolare psicoterapia cognitivo comportamentale o analisi transazionale), di tipo farmacologico chimico, ma solo nei casi più estremi, di tipo farmacologico omeopatico, omotossicologico e fitoterapico, ottimi supporti durante il percorso psicoterapico.