Dott. Marco Lombardozzi

Il Gaslighting indica un crudele comportamento manipolatorio messo in atto da una persona, il gaslighter.

Solitamente verso la propria partner o il partner con il fine di minare ogni sua certezza, tale da portarla ad una condizione di totale sottomissione.

È una violenza gratuita e persistente, somministrata a dosi quotidiane, che ha la capacità di “annullare” l’attitudine al giudizio e l’autonomia valutativa della persona che ne è bersaglio.

Il nome trae origine da un film di Georg Cukor, Gaslight (1944), interpretato da Charles Bover e Ingrid Bergman, che narra la storia di una coppia in cui il marito, utilizzando diverse strategie, in particolare l’alterazione della luce delle lampade a gas della casa, spinge la moglie a dubitare di sé stessa e delle sue capacità critiche fino a condurla sull’orlo della pazzia. Proprio per la natura dello strumento manipolatorio attuato dal marito per ledere le capacità psichiche della moglie, tale comportamento abusante è stato identificato in psicologia come “gaslighting” e il suo attore “gaslighter”.

Se i contesti in cui può rivelarsi il fenomeno sono anche lavorativi o amicali e non solo familiari, ciò che è assolutamente necessario è un contatto molto assiduo tra il manipolatore e la vittima, tale da non consentire a quest’ultima di difendersi, allontanarsi, o valutare l’infondatezza delle accuse a proprio carico.

Salvadori (2008) definisce il gaslighting “una violenza insidiosa, sottile, non se ne percepisce l’inizio, a volte è scusata dalla stessa vittima; non si tratta di una deflagrazione d’ira, che almeno è subito identificabile e magari oggetto di immediata risposta, anche legale. È una sottile lama di ghiaccio che s’insinua, molte volte, tra la tranquillità delle mura domestiche. È una violenza gratuita e persistente, reiterata quotidianamente, che ha la capacità di annullare la persona che ne è bersaglio. Si tratta di un vero e proprio lavaggio del cervello”.

Le fasi del Gaslithing

È possibile racchiudere questo tipo di violenza psicologica in tre fasi principali.

  1. La vittima capisce che qualcosa non torna nella comunicazione, ma dà per scontato che sia un fraintendimento. Questo perché la prima fase con un manipolatore è la fase del love bombing: dove tutto appare “bellissimo”. Serve per preparare la vittima alle fasi successive del gaslithing: piccole critiche ogni tanto mischiate ad una esplosione di cose positive.
  2. Nella seconda fase la vittima cercherà di difendersi. Proverà a convincere il suo abusatore che ciò che dice non  è fondato, si giustificherà in tutti i modi possibili, tenterà di instaurare un dialogo con la speranza che questi comportamenti cambino
  3. La terza fase è la più grave: quella della resa della vittima e della sua discesa verso la depressione. La vittima non solo capisce che l’aggressore non cambierà mai, ma si convince profondamente che è lei a sbagliare e che quello che l’abusante dice corrisponde a verità.

Chiavi di comportamento del galighter, come smascherarlo:
Dice bugie senza alcun tipo di vergogna. Nega di aver detto qualcosa, anche se ne hai le prove. Usa ciò che ti è vicino e caro come mezzo per raggiungerti. Ti porta all’usura. Ti offre rinforzi positivi per manipolarti. Sa che la confusione indebolisce  le persone. Tenta di mettere le altre persone contro di te. Dice agli altri che stai perdendo la testa.
Quante volte abbiamo assistito a rapporti di coppia con queste caratteristiche e non sapevamo dargli un nome, una connotazione diagnostica? Il fenomeno è molto più frequente di quanto si creda e si affianca ai comportamenti abusanti e patologici che portano al sempre più diffuso evento drammatico che va sotto il nome di femminicidio. Tutti i medici dovrebbero avere cognizione di questo comportamento patologico, essere in grado di diagnosticarlo, aiutare la vittima a superare la fase depressiva per poter reagire all’abuso e condurla fuori dall’incubo in cui vive. Fa parte del compito del medico, non va dimenticato.