di Marco Lombardozzi

Recentemente è stata osservata una nuova sindrome nello scenario medico internazionale: lo stress post pandemico. Questo deriva dal più noto stress post-traumatico che indica una condizione mentale che si manifesta in persone che hanno vissuto un’esperienza traumatica come una guerra, un’aggressione, un terremoto. O qualsiasi evento drammatico. Si caratterizza per la presenza di pensieri e flashback che fanno rivivere il trauma, per la tendenza a evitare argomenti e situazioni collegate, per la difficoltà a dormire, l’irritabilità, l’ansia e la depressione.

Secondo alcuni ricercatori anche la pandemia da Covid-19 potrebbe costituire, per alcune persone, un’esperienza traumatica tale da favorire lo sviluppo di sintomi di questo tipo e per questo si parla di stress post pandemico.

Un’analisi del 2006 che aveva indagato la presenza di questo disturbo in un campione di sopravvissuti alla SARS, ad esempio, aveva individuato una percentuale del 46,2% e del 38,8% di persone con sintomi da stress post-traumatico, rispettivamente a tre mesi e a dodici mesi dalla guarigione. Uno studio relativo agli effetti dell’epidemia di Ebola del 2014-2016 nella popolazione generale in Sierra Leone, invece, aveva messo in evidenza una percentuale del 76,4% di persone che riportavano almeno un sintomo da stress ( Gao H, Hui W, Lan X. “A follow-up study of post-traumatic stress disorder of SARS patients after discharge”. Chinese J Rehabilitation Med. 2006; 21:1003–4+1026)

Dopo il primo lockdown per il Covid 19 un sondaggio rilevava che il 12,4%  riportava sintomi depressivi, il 17,4%  riportava sintomi ansiosi e il 41,6%  dichiarava di sentirsi stressato (Fiorillo A, Sampogna G, Giallonardo V, et al. “Effects of the lockdown on the mental health of the general population during the COVID-19 pandemic in Italy).

Quindi è lecito e doveroso osservare i pazienti anche in ragione dello stress post pandemico e, ove diagnosticato, individuare le cure più idonee.

Per chi cerca sempre di prescrivere anche terapie naturali (fitoterapia, nutraceutica, integratori),vediamo quali rimedi si sono rivelati più utili per questa nuova sindrome.

Fosfatidilserina e omotaurina devono essere scelti quando prevalga la componente traumatica legata al deficit di memoria e astenia mentale. La fosfatidilserina è un fosfolipide che ha la proprietà di ridurre i livelli di cortisolo  nello stress, permette una più efficace comunicazione tra i neuroni facilitando la conduzione degli impulsi nervosi, si è rivelata efficace nell’ADHD (deficit di attenzione) e nell’Alzheimer. L’Omotaurina è una sostanza presente in un tipo di alghe marine rosse. Ha una spiccata azione neuroprotettiva, la sua assunzione, per più di 3 mesi, sembra impedire la riduzione volumetrica dell’ippocampo (sede cerebrale del filtro emozionale e della memoria). Per questo può essere efficace nel disturbo da stress post pandemico perché agisce sulla struttura che per prima recepisce l’impatto emozionale del trauma.

Un altro prodotto naturale, in tal caso più indicato nella depressione post traumatica, è costituito da Arginina, Rodiola, Withania, alga Klamath e Magnesio. In particolare la Withania è una pianta con azione antidepressiva e migliora le funzioni cognitive. La Rodiola ha un’azione antidepressiva. Il Magnesio migliora la funzione dei neuroni e la trasmissione sinaptica tra di loro. L’alga Klamath, tra le molte proprietà, svolge un’importante azione antidepressiva.

Siamo davanti a nuove patologie e nuove sfide ci attendono. Tra queste lo stress post pandemico. La medicina naturale è pronta a rispondere adeguatamente a questa sfida.