Intervista al Dr. Marco Loberti – Medico Neurologo. Neuralterapeuta, Omotossicologo. Docente presso la PRM Academy. Docente in Master di I livello presso l’Università “La Sapienza ” e Università “Marconi” di Roma. Esercita presso gli studi DOPSITERE e CESP di Roma.

Dr. Loberti, cosa è la Neuralterapia e su quali principi agisce?

Spiegare le tecniche di Neuralterapia in poche righe non è semplice. La Neuralterapia è una tecnica terapeutica con metodica infiltrativa. Per eseguirla si infiltrano farmaci, esattamente si utilizza anestetico locale (cloridrato di lidocaina 2% o similari, senza adrenalina). Questo farmaco per essere infiltrato secondo lo schema neuralterapeutico, deve essere diluito con soluzione fisiologica e quindi ridotto a concentrazioni tra 0.5, 1.0 %. Utilizzato con queste modalità il farmaco somministrato non è in grado di anestetizzare la parte, se non con una blanda ipoestesia, però si sfruttano altre sue caratteristiche, ovvero, è un vasodilatatore aumentando così l’irrorazione del territorio trattato, è un buon drenante aumentando cosi l’eliminazione delle tossine infiammatorie e di altro accumulo, è miorilassante riducendo così le tensioni muscolo scheletriche e blandamente antinfiammatorio. Ma la caratteristica più importante è espressa dalla sua lieve azione anestesiologica, tale azione innesca il blocco della funzione neurologica, soltanto di poche fibre nervose nel territorio infiltrato e che sono fibre di piccolo calibro e non mielinizzate, ovvero, le fibre neurovegetative (simpatiche/parasimpatiche). Tale reazione cellulare spegne (blocco terapeutico) esclusivamente le fibre vegetative del territorio infiltrato con questa modalità si ottiene un graduale reset (biochimico) di tali fibre, ripristinando il controllo neurovegetativo dei tessuti coinvolti. Ripetendo questa correzione terapeutica durante le varie sedute di un ciclo di terapia, l’intero sistema di controllo vegetativo del territorio trattato subirà una necessaria correzione regolatoria rispetto alle funzioni fisiologiche, che si rifletterà anche sui meccanismi regolatori di altri sistemi come l’immunitario, l’endocrino e il connettivale. Risultato finale sarà un buon riequilibrio PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologico).

Quali sono le principali patologie su cui la Neuralterapia è più efficace?

 Avendo premesso quali sono i gradi di intervento terapeutico e di correzione funzionale che riesce a svolgere la Neuralterapia, si può immaginare che tale intervento medico si utilizza in tutti quei quadri clinici in cui è necessario ripristinare un ordine fisiologico e quindi della funzione. Sicuramente, questa metodica viene inclusa nel gruppo delle terapie antalgiche, infatti si utilizza particolarmente in tutte quelle condizioni di malattia in cui il sintomo dolore è particolarmente presente. Dobbiamo però precisare che il “dolore” è un sintomo, è un segnale che utilizza l’organismo per allarmare il corpo che qualcosa non sta funzionando nel modo giusto o che si è guastato il livello di controllo di una funzione. Dobbiamo sapere per la precisione che il dolore è sempre innescato dalla produzione di sostanze che attivano la sensazione dolorosa, e tali sostanze sono sempre e soltanto prodotte da una condizione infiammatoria. Premesso questo, se non c’è infiammazione non c’è dolore. Quindi, ogni volta che dobbiamo affrontare con la terapia una condizione dolorosa, dobbiamo sempre intervenire sullo stato infiammatorio e sulle cause che lo hanno innescato.  A tale proposito, si va sempre a ricercare il “Primum moves”, ovvero le cause iniziali che hanno innescato tutto il processo che ha prima creato infiammazione e poi la comparsa di dolore.  Se si ragiona con questi criteri fisipatologici e terapeutici, possiamo comprendere come la Neuralterapia viene utilizzata nella cura di fenomeni infiammatori, soprattutto subacuti e cronici, che evolvono per la loro persistenza verso forme sintomatiche sempre più complesse. Detto questo, i quadri clinici che possono essere trattati con Neuralterapia, vanno dalle patologie muscolo scheletriche a stati infiammatori cronici delle vie aeree superiori, cefalee, algodistrofie (post chirurgiche e post traumatiche), sintomi post traumatici, alcune forme di allergie e alcuni disturbi a sfondo immunitario, ci sono anche altre patologie più specifiche in cui si può utilizzare la Neuralterapia ma che vanno valutate caso per caso.

In base alla sua esperienza, esistono controindicazioni all’uso della Neuralterapia?

La Neuralterapia è una tecnica infiltrativa, pertanto richiede l’iniezione di farmaci. Questo tipo di approccio ha una sua invasività, che è sempre utilizzata con estremi livelli di sicurezza per il paziente, in quanto per ogni singola infiltrazione vanno sempre conosciute e valutate le caratteristiche anatomiche, di trofismo dei tessuti e i punti di repere, quindi anche se invasiva viene sempre sopportata dal paziente e così eventuali rischi da infiltrazione sono quasi azzerati. Detto ciò, altri eventuali controindicazioni possono essere intolleranza all’uso del farmaco (lidocaina), ma questo è uno degli anestetici più utilizzati nell’ambito medico, ed è proprio per questo motivo che viene scelto, perché è il meno allergizzante. Inoltre, quando il paziente arriva a fare Neuralterapia, quasi sempre ha già precedentemente utilizzato questo anestetico. Altro tipo di controindicazione potrebbe essere la comparsa di reazioni vagali che ci possono essere solo nelle prime sedute di terapia (senso di stordimento, astenia, lieve capogiro), legate soprattutto allo stato emotivo del paziente in relazione all’uso di tecnica iniettiva. Anche questa evenienza viene sminuita, semplicemente iniziando il trattamento sempre con molta gradualità, sottoponendo il paziente ad una terapia molto semplice e limitata nelle prime sedute, per aumentare lentamente i livelli di infiltrazione, solo quando il paziente comincerà a tollerare la somministrazione del farmaco senza disturbi.

La neuralterapia può essere usata in qualsiasi età? Ha qualche consiglio da dare al medico che comincia ad applicarla?

 Riguardo l’età del paziente su cui somministrare la Neuralterapia, direi nessun problema da 15-16 anni in su. Io non tratto mai giovani con età inferiore ai 15-16 aa perché è un’età in cui è difficile somministrare una terapia invasiva come questa, spesso i ragazzi non hanno patologie croniche subacute o croniche e quindi ritengo opportuno non traumatizzarli con le iniezioni ripetute. Oltre i 16 aa si può intervenire con cautela senza grossi problemi. Oltre i 20 aa si può intervenire facilmente senza altri limiti di età. È ovvio immaginare, comunque, che l’età più frequente per l’uso di questa terapia è in età adulta, anche per i motivi sopra menzionati. Riguardo i medici neofiti, che hanno voglia, intenzione e curiosità ad utilizzare questa metodica, posso soltanto dire: non abbiate paura ad usare un metodo iniettivo e quindi invasivo, certo fatelo con tutti i requisiti adatti al caso. Quindi, dovete studiare l’anatomia, la semeiotica, gli stati infiammatori. Almeno queste conoscenze sono fondamentali, frequentate ambulatori dove tutto questo viene svolto regolarmente e iniziate senza timori, ovviamente con i casi più semplici, poi sarà la vostra soddisfazione nei risultati ottenuti a spingervi ad imparare sempre di più e a superare i vostri limiti. Soprattutto, vi assicuro che acquisterete piena autonomia e sicurezza.