Marco Lombardozzi

Nel 1974 conobbi Giorgio Liotti e nel 1976 cominciai a frequentarlo come medico, quando ero studente di Medicina.

Partivo da Roma all’alba e andavo all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove Giorgio lavorava, per seguire le sue visite e poi, appena pranzato, tornavo a Roma, arricchito di esperienza, di conoscenza e di quella stupenda umanità che Giorgio sapeva trasmettere.

Poi, appena laureato, nel 1978, mi trasferii a Napoli per lavorare nel centro Omeopatico di viale Elena.

Poiché ero appena sposato e non avevo un soldo, Giorgio mi cedeva le sue domiciliari per farmi guadagnare qualcosa.

Non l’ho mai dimenticato!
Fu Giorgio Liotti che per primo mi parlò dell’etica della cura la quale presuppone, a mio avviso, che il medico quando ha davanti a sé un paziente, debba ricordarsi che c’è un chi oltre a un che cosa.

Questo significa curare l’essere umano e non solo la malattia.

Agire sulle cause della patologia e non solo sul sintomo.

Considerare l’essere umano come un unicum in cui coesistono, sia nella salute che nella malattia, elementi corporei ed elementi psicoemotivi.

Qualsiasi cura è etica quando la persona malata viene vista e aiutata come individuo nella sua interezza, fatta di organi ed emozioni, di tessuti biologici e di tessuti psichici.

Di converso non è etica una cura che tralasci questo aspetto e si focalizzi solo ed esclusivamente sull’elemento sintomatico o sull’organo nel quale si manifesta il disagio clinico.

La pratica medica sembra aver dimenticato tutto questo.

La metodica terapeutica a basse diluizioni, chiamata Omeopatia, si presta molto bene a funzionare in coerenza con una cura etica.

La natura stessa della Medicina Omeopatica lo è, visto che si basa su sperimentazioni fatte sull’uomo sano e quindi, più di qualsiasi altra metodica, può conoscere la globalità dello squilibrio che noi chiamiamo malattia.

Consideriamo inoltre che l’utilizzo delle basse dosi in Omeopatia si muove su valori fisiologici di nanogrammi e picogrammi/millilitro così come il dosaggio di aldosterone, calcitonina, ferritina, psa, prolattina (nanogrammi/ml) o estradiolo (picogrammi/ml). Diluizioni omeopatiche da 10 alla meno 9 a 10 alla meno 15 si collocano nel range dei nanogrammi e picogrammi.

Altro che acqua fresca.
Queste microdiluizioni garantiscono una scarsa se non nulla tossicità.

L’etica della cura, infatti, consiste anche nel mantenere vivo uno degli assiomi fondanti della pratica medica: “primum non nocere”.

Per prima cosa non provocare danno, quindi l’uso di sostanze medicinali altamente diluite che non abbiano side effects e non danneggino il sistema biologico e cellulare, rappresenta un altro elemento importante che rende la cura etica. A tutt’oggi non è stato dimostrato alcun effetto collaterale significativo da parte dei rimedi omeopatici.

Leon Vannier, importante medico omeopatico francese dei primi del ‘900 scrisse: “il medico crede di conoscere l’essere umano, ma ignora l’individuo”.

Questa individualità è la parte etica della professione del medico, che richiede tempo, attenzione, ascolto e osservazione. Se penso alle visite di medici che durano 10 minuti, come se i pazienti fossero polli di allevamento, provo molta tristezza.

Di fronte al malato trattato come un pollo, io sto da un’altra parte. Anche questo concetto lo devo a Giorgio Liotti, un medico bravo, preparato, ma soprattutto umano.

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