Il raffreddore comune è una delle condizioni più diffuse, ma spesso fraintese. I suoi sintomi e la durata possono variare considerevolmente da persona a persona, poiché il raffreddore è solitamente causato da diversi virus respiratori (rinovirus, coronavirus, adenovirus, parainfluenza, influenza, virus respiratorio sinciziale), che complessivamente contano circa 200 sierotipi (varianti di un virus, che differiscono tra loro in base alla struttura delle loro molecole superficiali, in particolare gli antigeni, quest’ultimi rappresentano le sostanze riconosciute dal sistema immunitario, che produce specifici anticorpi per attaccarle). L’agente più frequente che causa il raffreddore comune è il rhinovirus, che si riscontra nel 30%-50% dei soggetti colpiti. Pertanto, il termine “raffreddore comune” non si riferisce a una singola entità, ma a un gruppo di malattie causate da numerosi agenti eziologici spesso non correlati tra loro.
Quando si è affetti da raffreddore viene raccomandata l’assunzione di vitamina C ma in merito, potremmo porci delle domande, come ad esempio
- qual è il legame tra la vitamina C e il raffreddore e i suoi reali benefici
- qual è il meccanismo di azione della Vitamina C sul sistema immunitario
- quali potrebbero essere gli eventuali effetti collaterali della somministrazione di Vitamina C
Domande alle quali cercheremo di rispondere, ma prima iniziamo a dire che il raffreddore è spesso un problema sottovalutato, ecco perché è necessario parlare prima dei sintomi e dell’impatto sociale del raffreddore comune
SINTOMI E IMPATTO DEL RAFFREDDORE COMUNE
Sintomi come starnuti, naso che cola, congestione nasale, mal di gola e, in alcuni casi, febbre o dolori muscolari, rendono il raffreddore una condizione debilitante per molte persone. Nonostante la sua natura benigna, il raffreddore può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana, causando assenze dal lavoro e dalla scuola e costi sanitari considerevoli, soprattutto nei paesi ad alto reddito.
Un errore comune è ricorrere agli antibiotici per curarlo (basti pensare che secondo alcune ricerche scientifiche, negli USA, il 50% dei pazienti affetti da raffreddore comune, hanno ricevuto antibiotici) ignorando che esso è quasi sempre, almeno inizialmente, causato da virus, su cui gli antibiotici non hanno effetti terapeutici. Questo uso improprio non solo è inefficace, ma contribuisce anche alla diffusione dell’antibiotico resistenza, con conseguenze spesso molto complesse e di difficile gestione che riguardano la salute non solo del singolo individuo ma dell’intera popolazione del pianeta. Ecco perché, le opzioni terapeutiche alternative per il raffreddore comune sono di notevole interesse per la salute pubblica. Tra le possibili proposte terapeutiche è spesso consigliata la Vitamina C. Ma qual è il motivo del suggerimento, qual è il legame che si genera tra Vitamina C e raffreddore?
CORRELAZIONE TRA VITAMINA C E RAFFREDDORE
La storia del legame tra vitamina C e raffreddore ha radici profonde e si estende per oltre 80 anni. Tutto ebbe inizio con numerosi studi condotti su diverse specie animali, che dimostrarono come la vitamina C potesse migliorare la resistenza dell’organismo vivente alle infezioni virali e batteriche. Questi risultati aprirono la strada alla ricerca scientifica: se la vitamina C poteva esercitare un effetto protettivo negli animali, non potrebbe avere lo stesso ruolo negli esseri umani?
Ecco perché fin dagli anni ’40, i ricercatori cercarono di esplorare e documentare scientificamente il potenziale benefico della vitamina C contro il raffreddore comune. Un punto di svolta arrivò nel 1971, quando lo scienziato Ritzel condusse uno studio randomizzato controllato con placebo su bambini di una scuola di sci. Nel corso della ricerca, ai partecipanti veniva somministrato 1 grammo di vitamina C al giorno. I risultati furono significativi: l’incidenza del raffreddore si ridusse del 45%, mentre la durata degli episodi calò del 31% nei bambini che avevano ricevuto il trattamento.
Questa scoperta suscitò l’interesse del biochimico Linus Pauling e premio Nobel (1954, 1962), che nel 1970 pubblicò il libro “Vitamin C and the Common Cold”. Attraverso una sua meta-analisi che includeva lo studio di Ritzel e altri quattro studi (su popolazioni campione composte da adulti) tutti randomizzati e controllati con placebo, ai quali applicò diversi metodi statistici (tra cui il test di Fischer), Pauling sostenne che l’assunzione di elevate dosi di vitamina C poteva significativamente ridurre l’incidenza e la durata del raffreddore a livello mondiale. La pubblicazione ebbe un impatto considerevole, generando grande entusiasmo nel pubblico, ma anche forti critiche da buona parte della comunità scientifica, che metteva in discussione la validità delle affermazioni di Pauling, originando per molto tempo, fino ad oggi, un dibattito scientifico
IL DIBATTITO SCIENTIFICO
A soli cinque anni dalla pubblicazione del libro di Pauling, diversi ricercatori, tra cui Chalmers, Dykes e Karlowsky, pubblicarono studi che confutavano i risultati di Pauling. Le loro critiche si concentrarono principalmente su due aspetti: la quantità di vitamina C somministrata e l’efficacia reale nel ridurre l’incidenza del raffreddore. Secondo questi detrattori infatti, l’effetto della vitamina C era sovrastimato e non supportato da dati scientifici sufficientemente solidi.
Tuttavia, il dibattito non si fermò qui. Scienziati come Anderson (1977) e Hemillä (1995, 1996, 2006) sostennero, almeno in parte, le conclusioni di Pauling e attraverso nuovi studi e analisi, dimostrarono che alcune delle critiche rivolte alle teorie di Pauling non erano del tutto corrette, evidenziando che l’assunzione regolare di vitamina C, soprattutto in dosi uguali o appena superiori a 1 grammo al giorno, riuscivano effettivamente ad alleviare i sintomi del raffreddore e ridurne la durata. Inoltre, evidenziarono la presenza di un effetto dose-dipendente: dosi uguali o appena superiori a 2 grammi al giorno offrivano benefici maggiori, anche se questi risultati non erano universalmente applicabili a tutte le popolazioni campione.
EVIDENZE SCIENTIFICHE RECENTI
Oggi, gli studi più recenti hanno chiarito alcuni aspetti importanti e, soprattutto in relazione al binomio somministrazione REGOLARE di Vitamina C e Raffreddore, rimangono pochissimi dubbi ma molte certezze, come…
- Adulti con raffreddore con integrazioni di vitamina C a dosi ≥ a 1 g/die hanno mostrato costantemente la riduzione o l’attenuazione dei i sintomi e della gravità del raffreddore (meno giorni a casa), inoltre tale beneficio era maggiore se venivano somministrate dosi appena superiori ai 2 g/die, seppure ciò non si evidenziava nella totalità delle popolazioni campionate.
- Negli adulti sottoposti ad un ACUTO e FORTE stress fisico, l’integrazione regolare di vitamina C ha dimezzato l’incidenza e la gravità dei sintomi respiratori acuti tipici del raffreddore; se però questo stress si prolungava per 2 o 3 mesi (stress CRONICO) gli effetti benefici della vitamina C non si mostravano. NOTA: anche perché in questo caso c’erano altre e diverse cause a determinare lo stress.
- Uno studio su 674 reclute della Marina, in addestramento, ha consentito di capire che seppure la popolazione campione fosse sottoposta a stress cronico, quelli a cui era stata supplementata la vitamina C per un periodo di 8 settimane, non hanno presentato delle polmoniti come invece è successo in 8 individui appartenenti alla popolazione che non ha preso la vitamina C (placebo).
- Bambini mostravano durante e dopo la somministrazione regolare di vitamina C un beneficio maggiore rispetto agli adulti. Inoltre, anche in queste particolari popolazioni campione, come è avvenuto negli adulti, l’integrazione di quantità appena superiore a 2 g/die conferiva benefici quasi doppi rispetto a quelli che ne assumevano 1 g/die.
Questi e molti altri studi scientifici hanno dimostrato i reali benefici della vitamina C sul raffreddore, sia nell’intensità che nella gravità, evidenziando anche un effetto dose dipendente. Ma vediamo quale è il meccanismo ipotizzato per ottenere questi benefici, parliamo quindi del…
MECCANISMO DI AZIONE DELLA VITAMINA C SUL SISTEMA IMMUNITARIO
La vitamina C è stata oggetto di numerosi studi che ne hanno evidenziato il ruolo fondamentale nel supportare il sistema immunitario e nel mitigare gli effetti delle infezioni. Uno degli aspetti più rilevanti riguarda la capacità della vitamina C di influenzare processi immunologici chiave, come la fagocitosi, la chemiotassi dei leucociti, la replicazione virale e la produzione di interferone.
PROPRIETÀ ANTIOSSIDANTI E IMMUNOMODULANTI
La vitamina C agisce come un potente antiossidante idrosolubile, capace di proteggere le cellule dallo stress ossidativo generato durante le infezioni. Lo stress ossidativo, causato dall’aumento dei radicali liberi, può danneggiare sia le strutture cellulari che compromettere la funzione immunitaria. La vitamina C, riducendo questo stress, aiuta a preservare l’integrità e l’efficacia delle cellule immunitarie.
MECCANISMO DI TRASPORTO E RIGENERAZIONE
I fagociti (leucociti), cellule chiave del sistema immunitario, possiedono un sistema di trasporto specifico che consente loro di importare la forma ossidata della vitamina C, l’acido deidroascorbico, e convertirla nella sua forma attiva e ridotta. Questo processo “richiede” un continuo approvvigionamento di vitamina C, essenziale per sostenere la loro risposta immunitaria.
In sintesi, la vitamina C esercita un’azione multipla e sinergica nel rafforzare il sistema immunitario, proteggendo le cellule immunitarie dallo stress ossidativo e migliorandone la funzionalità.
Ma la somministrazione di alte dosi (uguali o appena superiori a 2 grammi/giorno) di vitamina C, può produrre degli effetti indesiderati nell’individuo che le assume?
QUALI POTREBBERO ESSERE GLI EVENTUALI EFFETTI COLLATERALI DELLA SOMMINISTRAZIONE DI VITAMINA C
La vitamina C, nonostante sia generalmente considerata sicura, anche in dosi elevate, ha visto negli anni una costante rivalutazione da parte della comunità scientifica per quanto riguarda il suo impatto sul raffreddore comune. Gli studi di Dykes (1975) e Hemillä (2006) hanno confermato che i timori sugli effetti collaterali di alte dosi di vitamina C erano infondati, contribuendo a smontare il mito della pericolosità dell’integrazione massiccia.
EVIDENZE PRINCIPALI:
- Sicurezza di dosi elevate: Bee (1980) e Cathcart (1981) hanno riportato che dosi orali giornaliere di 10-15 g o oltre 30 g non hanno provocato effetti avversi significativi nei soggetti sani.
- Rare segnalazioni di effetti collaterali gravi: Gli sporadici casi di eventi avversi gravi sono solitamente legati a condizioni cliniche preesistenti
- Consenso scientifico sulla sicurezza a 2 g/die: la soglia di 2 grammi al giorno è universalmente considerata sicura. Gli studi clinici, compresi quelli più recenti, non hanno riscontrato rischi associati a questa dose.
VITAMINA C LIPOSOMIALE: UNA TECNOLOGIA INNOVATIVA
La vitamina C, dunque, non è una cura miracolosa per il raffreddore comune, ma è un valido alleato per affrontarlo con minori disagi. Che si tratti di prevenire l’infezione, ridurre la durata dei sintomi o limitarne la diffusione, questa vitamina gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento del nostro benessere, specialmente durante i mesi più freddi.
Tra i numerosi integratori presenti in commercio, la vitamina C liposomiale si distingue per la sua efficacia. Grazie alla tecnologia liposomiale, la vitamina è racchiusa in un liposoma fosfolipidico, che ne facilita l’assorbimento. Queste microsfere formate da strati lipidici consentono di mantenere livelli ottimali di vitamina C nel sangue, garantendo un’azione terapeutica più efficace.
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