Marco Lombardozzi
La modulazione del microbiota intestinale avviene grazie all’uso di probiotici che, secondo l’OMS, sono “Microorganismi che, somministrati in quantità adeguate, conferiscono benefici all’ospite. Sono potenzialmente probiotici i batteri lattici (LAB, Lactic Acid Bacteria), per la maggior parte rappresentati dai lactobacilli e i bifidobatteri così come anche alcuni lieviti.
I probiotici ad uso medico devono avere specifici requisiti:
1)essere considerati sicuri per l’impiego nell’essere umano, quindi rispettare i Qualified Presumption of Safety (QPS stabiliti da EFSA) in base ai quali un microrganismo o un suo componente può essere utilizzato negli alimenti.
2)non devono essere portatori di antibiotico-resistenza acquisita e/o trasmissibile.
3)essere attivi a livello intestinale in quantità tale da moltiplicarsi nell’intestino.
Oggi in commercio esiste un numero molto elevato di probiotici come integratori alimentari. Ci soffermiamo in questa sede sui probiotici tindalizzati.
I fermenti tindalizzati sono ceppi batterici sottoposti a un particolare trattamento termico che li rende inattivi e incapaci di riprodursi.
Esistono numerosi studi clinici sui batteri inattivati mediante la tindalizzazione che dimostrano il rilascio, da parte delle cellule morte dei batteri, di importanti componenti ad effetti immunomodulanti e antagonizzanti la sopravvivenza dei patogeni. Diversi componenti batterici come acidi lipoteicoici, peptidoglicani o esapolisaccaridi sembrano essere responsabili delle proprietà dei fermenti tindalizzati. I benefici dell’uso dei batteri tindalizzati sono stati osservati in vitro, su modello animale e attraverso studi clinici.
I fermenti tindalizzati, fornendo cellule disgregate e componenti batterici quali Acidi Lipoteicoici, Peptidoglicani, Esopolisaccaridi (EOS), contribuiscono a riprodurre in vivo le condizioni fisiologiche del lume intestinale e dello strato di muco esterno. I componenti chiave, sopra citati, raggiungono le cellule eucariotiche e migliorano l’integrità della mucosa intestinale.
La tindalizzazione non altera la capacità di adesione alle cellule Caco-2 (cellule del carcinoma del colon utilizzate come modello di studio in laboratorio).
È stato dimostrato che i fermenti tindalizzati hanno un effetto sul mantenimento dell’integrità della barriera. L. rhamnosus tindalizzato ha dimostrato di proteggere dai difetti di permeabilità della barriera mucosale i topi con colite indotta.
La somministrazione di fermenti tindalizzati, ha protetto in modo significativo la citoarchitettura della barriera intestinale, impedendo il passaggio di endotossine e altri prodotti batterici dal lume intestinale alla circolazione portale e riducendo l’espressione di TNF-alfa.
I peptidoglicani di diverse specie di Lactobacillus tindalizzati hanno la capacità di inibire il rilascio di citochine infiammatorie indotte da LPS in modelli di cellule simili a macrofagi.
Riassumendo possiamo preferire i fermenti tindalizzati rispetto ad altri per i seguenti motivi:
- I fermenti tindalizzati non interferiscono con la normale colonizzazione batterica intestinale
- I tindalizzati sono particolarmente indicati nei soggetti vulnerabili (immunodepressi e defedati) in quanto tale forma esclude totalmente il rischio di passaggio di cariche batteriche vive dal lume intestinale al sangue
- Con l’utilizzo dei fermenti tindalizzati viene esclusa infine la possibilità di acquisizione di geni resistenti agli antibiotici
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