di redazione
Negli ultimi anni ci siamo concentrati sulla pericolosità dei virus, per ovvie ragioni. Molte persone hanno appreso nozioni del tutto sconosciute prima, sul variegato mondo in cui i virus vivono e sul loro modo di replicarsi. Inoltre un numero elevatissimo di persone ha imparato l’uso di integratori per difendersi dall’attacco dei virus o per prevenirne l’azione dannosa. Tutto ciò appare logico e consequenziale in ragione della pandemia che abbiamo vissuto. Ma un’altra questione sembra porsi e da tempo si è presentata all’attenzione dei ricercatori: l’infezione batterica antibiotico resistente. Scriviamo questo articolo perché consapevoli che alla maggior parte delle persone, inclusi un buon numero di medici, questa evenienza risulta sconosciuta. Eppure merita una forte attenzione.
Nel Gennaio 2022 è stato pubblicato su The Lancet un lavoro molto importante il quale attesta che nel 2019 i morti nel mondo per infezioni antibiotico resistenti sono stati addirittura 1,27 milioni!! (The Lancet: January 19,2022 – Rapport Global research on Antimicrobial Resistance https://doi.org/10.1016/S0140-6736(22)00087-3)
Questo enorme numero di decessi è la devastante conseguenza dell’uso indiscriminato degli antibiotici, sin da 30-40 anni fa e che ha portato oggi alla nascita di ceppi batterici resistenti a questi farmaci.
Ma ciò che risulta dal citato studio e rende più inquietante la riflessione è che il 70% degli antibiotici usati non riguarda gli esseri umani ma è destinato agli animali sottoposti agli allevamenti intensivi. Dagli animali l’antibiotico passa all’essere umano.
E qui la riflessione diventa pesante, perché coinvolge uno stile di vita ormai diffuso su tutto il pianeta, ovvero allevare gli animali con metodi intensivi. Per esempio le mucche, se allevate al pascolo e naturalmente, producono 4 litri di latte al giorno, ma negli allevamenti intensivi possono arrivare anche a 60 litri! Con conseguenze devastanti sulle condizioni e sulla vita dell’animale. Inoltre il vitello viene separato dalla madre dopo due giorni con forte dolore e stress da parte di entrambi. Per questo il vitello appena nato, a seguito di quanto detto, non riceve colostro e quindi si indebolisce dal punto di vista immunitario e ha più bisogno di antibiotici per difendersi dai microrganismi.. La riflessione pertanto riguarda in primis l’uso indiscriminato di antibiotici sugli animali, che poi, a cascata, si riflette sugli esseri umani che assumono alimenti di derivazione animale, causando antibiotico resistenza e un numero enorme di morti. Un altro elemento riflessivo riguarda le condizioni di vita degli animali allevati intensivamente, che sta raggiungendo livelli eticamente critici. Senza contare che la condizione di stress enorme in cui vivono questi animali, si riflette, anch’essa, sull’essere umano, perché attiva una serie di reazioni biochimiche con increzione di sostanze tossiche (quelle dello stress) che poi noi mangiamo. Siamo chiamati tutti, medici e non, a uno sforzo. I medici hanno il dovere di orientare le loro scelte terapeutiche il più possibile verso prodotti naturali e prescrivere antibiotici solo e soltanto in situazioni di reale necessità. Noi, tutti, siamo chiamati a riflettere: dobbiamo continuare a vivere in un mondo in cui gli animali sono trattati come negli allevamenti intensivi, consapevoli che il loro dolore e stress entra poi dentro di noi, oppure dobbiamo inventarci un mondo nuovo ?