Dott. Marco Lombardozzi

Secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) circa 50 milioni di persone in tutto il mondo sono affette da una forma di demenza, e 10 milioni di nuovi pazienti si aggiungono ogni anno. Diviene sempre più necessaria l’identificazione di nuovi fattori di rischio modificabili per tutti i tipi di demenza, per riuscire a far fronte a questa crisi sanitaria globale. Un recente studio ha analizzato la correlazione tra l’inquinamento acustico e la demenza. In particolare sono stati presi in considerazione due tipi di rumore: il traffico stradale e quello ferroviario.

“Noise exposure and dementia: a rising concern in ageing populations. BMJ. 2021 Sep 8;374:n2120. doi: 10.1136/bmj.n2120.”

Si tratta del più ampio studio mai realizzato prima d’ora in questo campo: il monitoraggio delle condizioni di salute di oltre 2 milioni di danesi di età superiore ai sessant’anni è durato tredici anni, dal 2004 al 2017.

I ricercatori hanno concluso che 1.216 degli 8.475 casi di demenza registrati in Danimarca, nel 2017, sono attribuibili all’inquinamento acustico legato alla viabilità quotidiana. Di questi, 963 sono riconducibili al trasporto su strada, e 253 a quello ferroviario.

C’è quindi una stretta relazione tra inquinamento acustico e demenza.  I sintomi osservati sono stati disturbi del sonno e il rilascio di “ormoni dello stress”, elementi che possono procurare malattie cardiovascolari, alterazioni del sistema immunitario e infiammazioni. La comunità medica non può ignorare la correlazione tra rumore e demenza inserendo l’inquinamento acustico tra le cause del decadimento cognitivo. Appare chiaro che il medico non ha il potere di aiutare il paziente a cambiare ambiente di vita verso una condizione più silenziosa, ma deve studiare soluzioni fitoterapiche che possano ottimizzare le capacità di resilienza finalizzate all’insulto acustico ambientale.

Tra i rimedi fitoterapici ce ne sono due particolarmente focalizzati sull’attività che ci interessa: uno è a base di fosfatidilserina e omotaurina. La fosfatidilserina è un fosfolipide che ha la proprietà di ridurre i livelli di cortisolo (che aumenta nello stress) e permette una più efficace comunicazione tra i neuroni facilitando la conduzione degli impulsi nervosi. L’Omotaurina è una sostanza presente in un tipo di alghe marine rosse. Ha una spiccata azione neuroprotettiva, la sua assunzione, per più di 3 mesi, sembra impedire la riduzione volumetrica dell’ippocampo, connesso alla capacità mnemonica e quindi cognitiva.

Un altro prodotto, Arginina, Rodiola, Withania, alga Klamath e Magnesio. In particolare la Withania è una pianta che migliora le funzioni cognitive. La Rodiola ha un’azione antidepressiva. Il Magnesio migliora la funzione dei neuroni e la trasmissione sinaptica tra di loro.