Redazione

Il lavoro a distanza è stato collegato a patologie come un sonno meno ristoratore, trombosi, problemi di mancato rilassamento e disturbi di salute mentale. È l’analisi proposta dal quotidiano statunitense The Hill.

A marzo del 2023 circa 22 milioni di lavoratori statunitensi lavoravano completamente da remoto, secondo il Pew Research Center. Il passaggio al lavoro a distanza ha cambiato lo stile di vita di molti adulti che lavorano, come quelli che hanno disabilità o sono caregiver di familiari.

Se per molti lavoratori lavorare da remoto, a casa, rappresenta un vantaggio e una comodità, gli studi clinici non sembrano avvalorare la diffusione di questa modalità lavorativa.

Uno stile di vita sedentario, rileva The Hill, può portare a problemi di salute a lungo termine. Nel 2008, circa il 31% delle persone di età pari o superiore a 15 anni erano “insufficientemente attive fisicamente”, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che stima circa 3,2 milioni di morti all’anno correlate alla sedentarietà.

Una crisi che sembra essere stata esacerbata dalle restrizioni sociali legate al Covid e potenzialmente viene peggiorata dal lavoro a distanza.

Il lavoratore da remoto mediamente percorre solo 16 passi dal proprio letto alla sua postazione di lavoro, il 54% dei lavoratori remoti ritiene che il proprio movimento durante la giornata lavorativa si sia ridotto del 50% o più nell’ultimo anno. (2022)

Anche un’analisi del 2021 della Standford University, ricorda The Hill, ha rilevato che tra il 2007 e il 2016 il tempo medio trascorso da adulti americani seduti è aumentato da 5,5 a 6,4 ore al giorno. Entro aprile 2020, il 40% degli adulti statunitensi sedeva più di otto ore al giorno.
Una preoccupazione associata a uno stile di vita prevalentemente sedentario sono i possibili coaguli di sangue. Stare seduti troppo a lungo può aumentare la possibilità di una persona di sviluppare problemi come trombosi venosa profonda, che può viaggiare fino ai polmoni e causare un’embolia polmonare o un blocco del flusso sanguigno.

Altro rischio per i lavoratori da remoto è quello di un aumento ponderale e probabilmente aumentare la resistenza all’insulina, con le annesse probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete. L’eccesso di tempo di fronte ad uno schermo inoltre può innescare problemi oculari clinici

Un sondaggio di All About Vision ha rilevato che una persona che lavora da casa trascorre in media 13 ore al giorno a guardare uno schermo. Secondo Mercedes Carnethon, vicepresidente della medicina preventiva presso la Northwestern Feinberg School of Medicine: “Se lavoro da remoto e trascorro cinque ore al giorno in riunioni, sono cinque ore di esposizione alla luce blu”.

“Se avessi lavorato in un ufficio e incontrato persone di persona, avrei avuto bisogno di adattare la mia visione per vedere le cose più lontane e più vicine. Senza contare le problematiche legate alla forte riduzione di socializzazione e di scambi fisici. Concludendo: le aziende e i lavoratori non dovrebbero guardare con miopia al lavoro da remoto, valutando solo alcuni benefici, economici per le prime e di comfort per le seconde, perché dietro l’angolo si nascondono insidie ben più importanti di cui, alla fine, tutti ne pagano le conseguenze.